Parole di Bruno Munari:
La progettazione di un giocattolo per bambini può
essere affrontata in diversi modi: uno di questi modi, il più usato, è
quello di progettare una produzione di giochi o di giocattoli basandosi
esclusivamente sulle possibilità di assorbimento del mercato, senza
preoccuparsi se questi giochi o giocattoli siano veramente utili alla
crescita della personalità del bambino. In questo caso si produce ciò
che il mercato del giocattolo chiede: bambole stupide da sedere in mezzo
al letto, di giorno. Oppure bambole consumistiche che cambiano vestiti,
scarpe, costumi e ambienti per favorire il commercio. Oppure giocattoli
di guerra o di fantascienza o giochi e giocattoli di evasione.
Nella
nostra “civiltà del fatturato” quello che conta per i produttori è
guadagnare sempre di più, anche approfittando dell’ignoranza altrui,
guadagnare a tutti i costi, sfruttando gli altri. Ma siccome anche noi
siamo “gli altri” per qualche organizzazione commerciale che ci vuole
sfruttare; ecco che un popolo di furbi diventa un popolo di sfruttati.
Un gioco ignobile.
Un altro modo di progettare un gioco o un
giocattolo è invece quello di consentire di produrre qualcosa che sia
utile alla crescita individuale, senza naturalmente dimenticare un
giusto profitto per l’impresa.
Che cosa può essere utile, ci si può chiedere, alla crescita di un individuo in formazione come il bambino?
Qualcosa
che gli dia, attraverso il gioco, delle informazioni che gli potranno
servire quando sarà adulto. Sappiamo tutti che quello che un bambino
memorizza nella tenera età, gli resterà poi per tutta la vita. E’ così
che possiamo aiutare a formare individui creativi e non ripetitivi,
individui con una mente elastica e pronta a risolvere problemi che
l’individuo può incontrare nella vita: da quello di trovare un lavoro, a
quello di progettare la propria casa di abitazione, quello di educare i
propri figli.
Un individuo capace di capire ogni forma di arte,
capace di comunicare verbalmente e visivamente, capace di comportamento
sociale equilibrato.
Tutto ciò che si può ottenere se il bambino
gioca, già a tre anni, con dei giochi o giocattoli giusti. A tre anni il
bambino sta memorizzando il frutto delle sue esperienze sensoriali
sull’ambiente che lo circonda. I suoi recettori sensoriali sono tutti
simultaneamente aperti: egli ha una sensazione globale dell’ambiente nel
quale vive. Egli incomincia a conoscere le forme e i colori delle cose,
attraverso il tatto egli impara a distinguere le cose morbide da quelle
dure, quelle lisce da quelle ruvide, quelle elastiche da quelle rigide…
Egli
non sa ancora i nomi di queste qualità, ma già le ha vissute nella sua
quotidiana esperienza. Egli sa quello che punge e quello che scotta,
vuol bene alla mamma perché, nel periodo in cui si nutriva di lei, ha
avuto sempre delle sensazioni di morbidezza e un certo profumino (che
poi cercherà di prolungare ne pezzo di tessuto che terrà sempre in mano
come Linus). Ha avuto anche sensazioni di calore o di freddo o di
fresco, conosce il vento e la neve, la pioggia e la nebbia, la luce e il
buio. Nel suo cervello, come in un computer, tutto è memorizzato per
tutta la sua vita. Al momento opportuno, a qualunque età, di fronte a
qualcosa di sconosciuto, cercherà una relazione con quello che sa, per
poter capire.
Una giusta memorizzazione di dati, al momento
opportuno, aiuta a vivere meglio, dà le informazioni utili al momento
giusto. Un individuo creativo è un individuo completo, non ha bisogno di
tanti esperti per risolvere i suoi problemi...
Il giocattolo ideale deve poter essere capito dal bambino
senza alcuna spiegazione. Si può lasciare il giocattolo in mano al
bambino e lui lo dovrebbe capire, sia che cosa è, sia come si usa.
Spesso occorre spiegare questi semplici giocattoli agli adulti poiché
gli adulti sono qualche volta nell’impossibilità di capire per eccesso
di cultura che, se non è assimilata ma solo immagazzinata, fa da filtro a
tutte le novità, per cui se uno vede una cosa nuova, non avendo una
mente elastica, resta bloccato e la rifiuta perché gli crea un complesso
di inferiorità.
Un esempio di gioco che ha incontrato molto favore
nei bambini, senza bisogno di lanci pubblicitari televisivi, è composto
da sessanta foglietti di materia plastica trasparente incolore, del
formato di cm 15x15. Ognuno di questi foglietti porta stampato un colore
diverso, una immagine di una possibile composizione ideale: un albero,
altri alberi, un muretto, un ponte, delle nuvole bianche, una nuvola
nera, un omino, un cagnolino, un camioncino, una ragnatela, un
pipistrello, una finestra, un volo di passeri, il mare, una barca, un
aereo… Tutte queste immagini possono essere combinate per
sovrapposizione, essendo i foglietti trasparenti incolori. Le
combinazioni possibili sono qualche miliardo. Il bambino, di fronte a
questi foglietti capisce subito che cosa si può fare e lo fa, senza che
nessuno gli dia spiegazioni. Prima farà composizioni logiche, poi si
divertirà a comporre cose assurde come il cagnolino che cammina sulle
nuvole mentre piove c’è il sole. Il gioco va alla velocità del pensiero,
la mente è in continua azione, tutto si fa e si disfa come nella
realtà, non c’è niente di più importante, quello che conta è la
possibilità combinatoria, cambiare sempre, provare e riprovare.
La mente diventa elastica, il pensiero dinamico.
L’individuo creativo.
Altri
giochi possono essere progettati per far conoscere ai bambini le
possibilità combinatorie a tre dimensioni, giochi di cui il Lego è un
esempio, ma ancora più stimolatori, ancora più basilari. Il vecchio
meccano era uno di questi giochi, ma aveva la noia di dover lavorare
molto per disfare un oggetto: svitare tutte le viti, mettere via i
bulloncini, le aste forate non risultavano più dritte, un poco sporche e
impolverate…
Il gioco deve essere più agile e non ci dovrebbe essere
niente da smontare e mettere via nella sua scatola. Un gioco
antichissimo cinese, che permette, anzi stimola la percezione
individuale, è il Tangram: si tratta di un quadrato di cartoncino o di
legno, diviso in sette parti di forme diverse. Combinando assieme, a
contatto, alcuni o tutti questi pezzi si formano moltissime figure
stilizzate: animali, oggetti, case…
Purtroppo molti adulti hanno
ancora una mentalità infantile, anche se possono essere direttori
d’azienda, e quindi quando comperano qualche giocattolo o gioco per i
loro nipotini, scelgono qualcosa che piaccia a loro, che gli ricordi la
loro infanzia, senza preoccuparsi se l’oggetto scelto sarà educativo,
formativo o distruttivo della personalità del bambino. Senza considerare
che intanto molto tempo è passato e i bambini di oggi non sono più come
quelli di una volta.
Bisognerebbe fare anche alcuni giocattoli
didattici per adulti, per rimuovere dei preconcetti, per far fare
ginnastica alla mente, per liberare energie nascoste (se ci sono, dato
che una persona bloccata nell’infanzia è ormai fossilizzata e
irrecuperabile).
Bisognerebbe allenare e abituare gli adulti a capire
i bambini. Un antico proverbio cinese dice: l’unica costante del mondo è
la mutazione. Se uno cerca di fermarla si ferma lui e invecchia male.
Fino a un certo punto gli adulti dovrebbero insegnare ai bambini, poi
dovrebbero imparare da loro a conoscere il mondo. Il mondo reale, non
quello degli affari."
[Bruno Munari, tratto Da cosa nasce cosa, Laterza]
Un gioco pensato e giocato con i due che non ha avuto bisogno di spiegazioni