mercoledì 29 febbraio 2012

rossella urru e la libertà

penso a rossella urru, ancora nelle mani dei suoi sequestratori, e penso a tutte le volte che li avrà guardati negli occhi con coraggio e libertà.
gli stessi motivi che l'hanno spinta ad andare oltre se stessa e la sua stessa vita o forse proprio dalla sua vita, densa e piena, partire per raggiungere terre lontare e ormai incapaci di chiedere aiuto, perché scomode politicamente e difficili da gestire se inserite nel quadro di un'economia globale (ma anche politica globale, società globale...) che preferisce spazzare via tanti popoli, le loro aspettative e i loro sogni, o mette via le loro terre, le recinta, le allontana sempre di più da speranze di ritorno e di vita.
penso a tutti i motivi per i quali rossella dovrebbe essere liberata e sono semplici, così come è stato semplice per lei partire, pensare di dedicarsi ad altri meno fortunati solo perché nati nella parte di mondo sbagliato. noi qui chiediamo la sua liberazione, io voglio pensarla libera in questo momento, vorrei che il senso di libertà e di speranza che i suoi gesti hanno restituito a tante donne e bambini le ritornassero tutti alla mente, forti e numerosi, che in questo momento ripassasse i suoi gesti quotidiani prima di quel giorno di ottobre, che li ha fermati tutti: alzarsi, lavarsi il viso, guardare fuori dalla finestra, organizzare, distribuire, chiedere, dare, sorridere, abbracciare, camminare veloce, che li ripetesse tutti in silenzio ovunque si trovi e che possa pensarsi libera.
qui rossella non posso fare altro che scrivere, diffondere, far respirare la libertà che respiro pensando alla tua vita rivoluzionaria. 




parole per rossella
http://zeldawasawriter.com/2012/02/almeno-10-motivi-di-liberta-freerossellaurru/#comment-5611
http://ilmondodici.blogspot.com/2012/02/rossella-e-tutti-gli-altri-liberi.html
http://www.lefunkymamas.com/2012/02/29/freerossella/

domenica 26 febbraio 2012

home_school

Muoversi a palermo per me significa muoversi in bicicletta, non ho mai conosciuto e apprezzato alternative. Da quando mi muovo per le strade della città con un passeggino e due bambini poi ho finito per convincermene totalmente, peccato che non abbia ancora trovato una soluzione in tal senso, o meglio: trovate ma troppo costose.
Da tempo poi cerco di capire perché lo sguardo delle donne posato sulle cose possa restituire un'immagine della realtà e in modo particolare della città, completamente diverso o forse sarebbe meglio dire sfaccettato. Così come da tempo mi occupo di progettazione partecipata con i bambini e credo che anche questo sia un punto di vista da non sottovalutare. Quello che ho capito da anni di letture, pratiche e azioni positive è che questi sono sguardi attivi sulla città (in tempi di campagna elettorale palermitana, il 4 marzo a palermo si svolgeranno le primarie del centro sinistra, poco ho letto o sentito su questi temi, su queste possibilità di cambiamento, sulle modalità da attuare perché qualità messe in campo quotidianamente in casa e al lavoro possano diventare risorsa per tutti e tutte).
Il mio rapporto con la città è diventato ancora più forte da quando la frequento con i due (gemelli) che tra un mese compiranno 2 anni.
Lo scorso anno erano le lunghe passeggiate rilassanti per loro, un pò meno per me con uno dei due nel passeggino e l'altro nella fascia, i nuovi percorsi scoperti vicino casa, le traiettorie verdi di villa giulia e dell'orto botanico, la pausa alla ludoteca di piazza marina e poi a casa a mangiare. Quest'anno è la strada che percorriamo per andare all'asilo, 20 minuti dentro il centro storico di Palermo. Ogni giorno camminando abbiamo la fortuna di poter osservare alcuni tra i più bei monumenti e angoli della città, quella rimasta ancora vivibile per certi aspetti, di convivilità intendo, forse l'elemento più bello di chi sa cosa significhi muoversi nel centro della città. Quel riconoscersi, salutarsi, comprendersi negli impegni di ogni giorno, quel modo tutto particolare di sentirsi parte di una città che poco o quasi per nulla riconosce bisogni. La città che si fa guardare accanto a quella da vivere ogni giorno: come farle incontrare? Penso ci siano posti che alimentino le relazioni sociali e politiche più di qualunque circolo o comitato elettorale e questi posti sono nelle città. E in questi posti ogni giorno c'è chi sa muoversi e sa guardare, chi riesce a raccontare la stanchezza nell'oltrepassare ostacoli di ogni tipo, la paura nel dover camminare sulla strada perché i marciapiedi sono pieni di macchine, escrementi o spazzatura. Basterebbe veramente poco, basterebbe prendersi cura di quello che ci appartiene e adoperare forme di rispetto per chi ogni giorno fatica a vivere la città solo perché minoranza. Forse è solo una questione di spazi, microspazi, percorsi, ma anche di una nuova e possibile concezione del tempo, che non deve essere per forza di cose lento, ma ben speso, ben distribuito.
Non vorrei continuare a muovermi in una città con la sensazione di dover sopravvivere e proteggere costantemente i due. Vorrei che le minoranze (bambini, mamme e passeggini, ciclisti, portatori di handicap...) venissero valorizzate, che gli spazi a loro destinati fossero evidenti ma non eccezionali, che facilitare non diventi sinonimo di sottrarre e prendersi cura non sia un lavoro da femmine, ma diventi pratica condivisa di azioni e saperi.
Due figli mi hanno proiettata verso il mondo in modo nuovo, la dimensione urbana è sempre stata al centro della mia vita, perché mi sono sempre mossa in maniera indipendente alla scoperta di questa città nuova, perché per studiare ho dovuto prima scoprire la città che è diventata la mia città, adesso lo è ancora di più perché in questa città o in qualche altra vorrei sentire i due liberi di scoprire e di avventurarsi, di diventare cittadini indipendenti e attenti, osservatori impietosi di un mondo che fa fatica a camminare allo stesso passo dei bambini.
Le mie care letture firmate Bassanini e Marinelli adesso le riprendo con uno spirito nuovo ma sempre acceso e denso di volontà.
Letture che hanno ispirato questo post e il video che segue, cliccate qui per vederlo.
Questo post sostiene passeggini alla riscossa e babyfriendly due belle storie di r_esistenza attiva nelle città.

sabato 25 febbraio 2012

pope_ye

Al papa che dice:  
(ANSA) - CITTA' DEL VATICANO, 25 FEB - Il matrimonio e' l'unico 'luogo' degno per la chiamata all'esistenza di un nuovo essere umano''. Ricevendo la Pontificia Accademia per la Vita, promotrice di un convegno sull'infertilita', Benedetto XVI ha avvertito che la ''dignita''' della procreazione si esprime solo ''nel legame con l'atto coniugale''. Il Papa ha esortato le coppie con problemi di infertilita' a non sentirsi ''frustrate'' e ha messo in guardia dal ''fascino della tecnologia della fecondazione artificiale''.
Noi rispondiamo che siamo orgogliosi di essere nati in un luogo non degno che amiamo chiamare famiglia. Cercheremo di crescere provando a gestire le nostre scelte di vita, politiche, religiose anche, sessuali, senza nessun condizionamento.
Sappiamo di avere alle spalle due persone che ci vogliono bene. La nostra è una famiglia libera, imperfetta forse ma non per i motivi che dici tu papa (non papà).

i due

domenica 19 febbraio 2012

timbuktu

Che le donne fossero capaci di mettersi in gioco lo sapevamo già, che fossero in grado di trasformare in lavoro un gioco, pure, così come che fossero in grado di creare un linguaggio di parole e di immagini solo per i  bambini.
Bene, da tutte queste cose insieme nasce Timbuktu, primo magazine per bambini (kid-oriented) scaricabile gratuitamente per i-pad. Creato in italia, sviluppato in california, è un gioco di squadra pensato da due menti femminili.
Timbuktu racconta il mondo ai bambini traducendolo ma non cambiandolo, perché i bambini sono in grado di sapere, scoprire ed imparare, di scegliere. Timbuktu raccoglie anche le storie belle e interessanti che vengono pubblicate nelle riviste di tutto il mondo, perché il modo di guardarlo questo mondo non è solo uno! E gli occhi poi, sono tantissimi.



Belle le illustrazioni, belle le storie e il modo di raccontarle, bello il fatto di averci pensato, di averlo tradotto in realtà, pronto a scivolare sotto le nostre dita.
Complimenti a Francesca Cavallo, Olimpia Zagnoli ed Elena Favilli.



qui la app
qui e qui altre info

venerdì 17 febbraio 2012

c'è speranza se succede... a scuola

I veri maestri non sono mai per caso.
I veri maestri ascoltano e osservano, si pongono in mezzo alla vita e alla storia.
Oggi Mario Lodi compie 90 anni. Maestro per tutta la sua lunga vita. Un maesto dei tempi, di tutti quelli che ha vissuto e che ha saputo trasformare con il suo lavoro.
Un maestro che ha ascoltato i bambini, ha dato loro strumenti nuovi e ne ha ricavato esperienze di crescita e di partecipazione creativa ineguagliabili. Non era facile dopo la guerra, dopo la prigione subita per motivi politici, non era facile in un'Italia da ricostruire e in un paese che doveva cancellare le parole del regime. Ma lui ha 'messo in pratica' un pensiero, gli ha dato la forma della scuola, della creatività, della lettura, della scrittura, dell'invenzione di favole. Un maestro della scuola pubblica, quella che Giuseppe e Gianluca hanno imparato a conoscere in questi mesi di asilo. Una scuola nella quale ci troviamo come a casa ma in mezzo al mondo. Credo nel lavoro delle persone che incontro ogni giorno in questa scuola, credo nella professionalità e nell'esperienza, nella libertà che esprimono e che trasmettono.
“Care maestre e cari maestri, mi è capitato spesso, in questo periodo, di ricevere lettere o telefonate da qualcuno di voi. La domanda che mi viene rivolta con maggiore insistenza è: “Come facciamo a insegnare, in tempi come questi?”. I sottintesi alla domanda sono molti: il ritorno del “maestro unico”; classi sempre più affollate; bambini e bambine che provengono da altre culture e lingue e non sanno l’italiano etc.
Anch’io, come voi, soprattutto nei primi anni della mia attività di maestro, mi ponevo interrogativi analoghi. Ho cominciato ad insegnare subito dopo la guerra. Le classi erano molto numerose. Capitava anche di avere bambini e bambine di età diverse.
Forse qualcuno di voi ha la brutta sensazione di lavorare come dopo un conflitto: in mezzo a macerie morali e culturali, a volte causate dal potente di turno – ce n’erano anche quando insegnavo io – che pensa di sistemare tutto con qualche provvedimento d’imperio. I vecchi contadini delle mie parti dicevano sempre che i potenti sono come la pioggia: se puoi, da essa, cerchi riparo; se no, te la prendi e cerchi di non ammalarti e, magari, di fare in modo che si trasformi in refrigerio e nutrimento per i tuoi fiori.
Il mio augurio per il nuovo anno scolastico è questo: NON SENTITEVI MAI DA SOLE E DA SOLI! Prima di tutto ci sono i bambini e le bambine, che devono essere nonostante tutto al centro del vostro lavoro e che, vedrete, non finiranno mai di sorprendervi. Non dimenticate che davanti al maestro e alla maestra passa sempre il futuro. Non solo quello della scuola, ma quello di un intero Paese: che ha alla sua base un testo fondamentale e ricchissimo, la Costituzione, che può essere il vostro primo strumento di lavoro.
Siate orgogliosi dell’importanza del vostro mestiere e pretendete che esso venga riconosciuto per quel moltissimo che vale.”
(dal sito http://www.scuolaoggi.org - di Federico Niccoli)

...davanti al maestro e alla maestra passa sempre il futuro. Ecco, il mio futuro è pieno dei 'due', pieno delle conquiste quotidiane, dei momenti senza controllo, della calma dei momenti di gioco, è pieno dei gesti che sono conquiste di indipendenza, di novità che stanno diventando parole ed espressioni nuove.
A scuola tutto questo continua e migliora quello che a casa avviene a volte spontaneamente o dopo attente osservazioni dei loro comportamenti.
C'è un filo che lega tutto e mi fa sentire meno sola in questa fase di crescita delicata e turbolenta. Due aggettivi opposti, come opposte a volte sono le reazioni dei 'due' o i miei stati d'animo, opposte le direzioni e gli arrivi.

E questa sera a fare gli auguri a Mario Lodi ci mettiamo anche Don Milani
'L'obbedienza non è una virtù'. Bisogna insegnare anche questo. Si.


 

Mario Lodi per immagini. Dal volume "Mario Lodi maestro", Giunti (Gus), 2011
qui
Su Mario Lodi qui


lunedì 13 febbraio 2012

please


se guardate la foto non potete sentirlo
però cantavamo questa canzone



mi saluti la sua signora

oggi la mamma di una delle bambine che frequentano l'asilo con i due mi ha salutata appellandomi signora.
ecco no, ho subito pensato, signora no
la mamma in questione è nord africana
una bella mamma
che è arrivata in questo paese e ci ha fatto due figli
e qui li cresce.
sei tu la signora credimi
sei tu che hai avuto un coraggio da leone, lo stesso che giuseppe sta imparando ad imitare 'aaaaarrrrggghhhhh!'
magari hai detto signora solo perché non sai il mio nome (domani voglio assolutamente sapere il tuo, cavolo!) ma io mi sono sentita nei panni di rossella o'hara alle prese con la saggia mamy. provo a descrivervi la sensazione bruttissima che è durata un attimo: dovere per forza essere uno scalino più su sulla scala sociale... solo perché tu sei venuta nel mio paese, e io in questo paese rappresento una signora?
siamo due madri
che cercano di aiutarsi pure, credimi
che ogni giorno si incontrano e si salutano
che lasciano i figli in un posto sicuro a crescere insieme
si si
lo so che hai detto signora solo perché non sai il mio nome: mi chiamo vivian
sono la mamma di giuseppe e gianluca.
e credimi che siamo tutte battagliere e 'capitane coraggiose' di famiglie improvvisate
tu con il fascino femminile che ti regalano i tuoi vestiti colorati e avvinti 
io con le converse e i jeans consumati
siamo forti e credibili perché siamo tante
in tutti i paesi
insieme

(però credetemi che per un attimo mi sono vista vestita come rossella a fare i capricci con mamy, sempre pronta a sopportarmi e a guidarmi con la sua saggezza antica.
mi è anche venuto da ridere)






martedì 7 febbraio 2012

mamma guarda come soffro!

dal sito: http://www.stranieriinitalia.it/attualita-mamma_guarda_come_soffro__il_canto_degli_stagionali_africani_14581.html



Là-bas (Daise Bi feat. Dady B, Dj MSS, Hamidou, Amadou, Yabré)
Testo: Daisie B
Musica, arrangiamento, registrazione e missaggio: Sergio Dileo

Il Video è stato realizzato da Giuseppe Bellasalma; Maria Concetta Capezio; Tiziano Doria; Donato Frangione; Vito Frangione; Benedetto Guadagno; Mimmo Perrotta; Rossella Reggente

Traduzione italiana
Là-bas

Ho preso il mio visto per l'Europa
I miei amici al paese credevano che andavo verso la porta della fortuna,
No, non esistono i milioni,
Io sognavo delle belle ragazze,
di fare i soldi,
per bruciare la miseria
ho seppellito la mia penna e il mio foglio bianco
e ho detto vaffanculo a questo prof,
mi sono pulito il culo con la scuola
non pensavo al mio compito di matematica sul banco
sognavo di andare laggiù
La storia mi ha insegnato la sofferenza dei miei antenati durante la tratta negriera,
dopo la schiavitù questi oppressori sono tornati come colonizzatori,
hanno colonizzato, hanno sfruttato, hanno indebitato, hanno messo in ritardo
e per questo oggi l'africano per il suo colore soffre in Europa
Io sono la prova
Mamma, guarda come soffro,
mi trovo oggi in Italia in una città che si chiama Boreano 2
sto raccogliendo pomodori in un campo di pomodori
e mi pagano 4 euro a cassone e questo cassone pesa 300 kg
e questi guadagnano e a me non porta niente
Io sogno

io sognavo di andare laggiù
là dove il sole non brilla
là dove il male non esiste

E questi stronzi mi hanno fatto sognare il loro continente
Quando ero piccolo vedevo l'Europa come il paradiso sulla terra
Sempre gli occhi puntati al cielo e ogni volta che vedevo un aereo
Mio padre mi aveva avvertito, figlio, non è il paradiso, ma tutte queste belle immagini che vedevo alla tv, mi hanno fatto perdere la ragione ed eccomi con un visto,
purtroppo vieni a vedere in Boreano 2 come vivo, tutto sporco, lavoro in campo di pomodoro, i capi mi approfittano,
e questa non è vita, ti dico amico, non devi mai sognare l'Italia,
il visto che ho preso, se avessi saputo, l'avrei bruciato in Marocco,
ti assicuro non ne posso più di questa vita,
non amo questa vita,
vivo e tutti mi dicono perché così,

il bianco non mi considera e però la mia pelle è la prima pelle sulla terra
ti dico, amico, non bisogna credere a questi bianchi,
sono gente falsa, negro

io sognavo di andare laggiù
là dove il sole non brilla
là dove il male non esiste
là dove dicono che la sofferenza è morta

Ignorante non mi giudicare da lontano
Avvicinati a me e parlami del tuo problema e io ti spiegherò il mio
Tu sei bianco, mi giudichi dal tuo punto di vista, tu mi giudichi nel tuo modo,
io sono bianco io sono nero, non è importante,
io ti dico quello che devo dirti,
io ti dico quello che penso
io ti dico quello che il mio cuore mi dice di dirti
io sono nero, tu sei bianco, non c'è problema
ma per favore non giudicarmi dalla tua parte,
vieni, spiegami il tuo problema e io ti spiegherò il mio
così ci capiremo
tu mi vedi come un assassino
sai come ti vedo io? Come un oppressore, quindi per favore un po' di rispetto per i neri

I neri non sono degli assassini,
non sono dei disonesti
i neri sono uomini come voi
che respirano come voi
voi avete una vita
anche loro hanno una vita
la pelle bianca e la pelle nera, è uguale
viviamo nello stesso mondo il pianeta terra...

venerdì 3 febbraio 2012

G_I_O_C_A_R_E

la lego ha da poco lanciato la nuova linea per bambine lego friends.
si tratta di mattoncini rosa facili da assemblare e di pupazzette tutte in tinta e tirate che le bambine potranno accompagnare dal parrucchiere oppure a fare shopping.
questa nuova strategia di mercato è stata definita da più parti sessista perché alimenterebbe stereotipi di genere. come dire che le bambine non hanno alternative al rosa shocking, ai bambolotti da accudire, alle barbie da agghindare. ma mi sono chiesta se anche le critiche al complotto sessista in caso di bambini non siano un pò da incastrare in un discorso più ampio. mi spiego. se solo si provasse a mettere da parte atteggiamenti vincolanti la libertà dei bambini staremmo tutti molto meglio.naturalmente la nuova linea lego è solo uno dei tanti giochi tra cui scegliere, ma sicuramente influenza chi sceglie. la linea lego è solo un gioco, ma il pensiero che guida la maggior parte delle persone quando scelgono un regalo è un atto di responsabilità. significa mettere da parte il pensiero fin troppo  comodo della divisione dei ruoli, delle categorie maschio e femmina, del controllo della libertà. è un'occasione sprecata quando chi sceglie non valuta le alternative e considera antichi giochi di legno, o poveri oggetti casalinghi, poco stimolanti. perché proprio questi possono diventare i giochi migliori.
non si tratta di applicare regole precostituite, è importante la volontà che ci mettiamo come genitori (ma anche amici, nonni, zii...) a fare in modo che ogni cosa diventi gioco, stimoli la fantasia e la curiosità.
non ci sono materiali o tipologie di oggetti precise. c'è da assecondare fasi di crescita e modalità di essere curiosi che cambiano di mese in mese. e da bambino a bambino.
la mia difficoltà, o chiamatela sfida, oppure la cosa bella è che io di bambini ne ho 2 e devo gestire due richieste e due risposte e quindi il gioco è più divertente, ma anche sfiancante. difficile trovare il gioco che li entusiasmi contemporaneamente e quando lo trovo devo gestirlo l'entusiasmo. in ogni caso resta un'esperienza stimolante, perché poi loro prendono l'iniziativa e il gioco si trasforma.
da autodidatta della pedagogia montessori (leggo libri, mi confronto con altre amme in rete) ho commesso qualche errore, a volte con alcuni giochi ho anticipato un pò i tempi, ma sono tornata indietro sicuramente non sconfitta ma con qualche informazione in più. quello che più mi affascina è la semplicità dei gesti e dell'approccio. nel senso che a volte senza saperlo ho fatto cose che stavano tra quelle consigliate. ecco forse, ho pensato, si tratta solo di buon senso.
anche io apprendo attraverso i sensi, osservo due esseri umani curiosi della vita, pronti a prenderla a morsi come un biscotto e che per questo vanno accompagnati. tutta l'esperienza dell'asilo poi completa i miei sforzi o i miei completano quelli di una maestra sempre più attenta e capace di stupirsi di ogni conquista fatta insieme. la condivisione dell'esperienza accresce la voglia di continuare a dare il meglio e a ricevere meglio.
il buon senso, appunto, ci libererebbe da giocattoli rumorosi e fanta-colorati, troppo rosa o troppo tutto. e ci regalerebbe un ambiente più sereno, libero, ordinato e da riordinare, nel quale muoversi liberamente, individuare quello che serve per giocare, poterlo prendere da soli. un pò per volta.
la nostra casa si è trasformata per forza di cose, di due cosi.
e gli spazi a loro dedicati pure.
così ultimamente ho provato ad organizzare un angolo del soggiorno così:



e poi c'è la cucina hand made
e tutti gli oggetti 'in cucina' con i quali si fa finta



e allora, quali che siano le strategie di mercato sta a noi decidere se farci condizionare o no. sappiamo noi che figli vogliamo crescere, e non necessariamente avere meno (meno giochi) significa crescere male. io, per esempio, non dimenticherò mai le coperte di lana della nonna anna con le quali costruivamo le case in balcone.

esempio di gioco attacca e stacca:
etichette adesive da staccare e appiccicare su un altro foglio o sul tavolo, sui vestiti, sul viso. il gioco si è trasformato da solo. fino a quando tutti non eravamo ricoperti di pallini colorati.






che poi la ditta lego lo scorso anno aveva lanciato questa fantastica campagna pubblicitaria. il claim? builders of tomorrow




giovedì 2 febbraio 2012

Szymborska

Grazie a Topipittori per questa poesia della Szymborska
Grazie alla Szymborska per tutte le sue parole.


Disattenzione

Ieri mi sono comportata male nel cosmo.

Ho passato tutto il giorno senza fare
 domande,
senza stupirmi di niente.

Ho svolto attività quotidiane,
come se ciò fosse tutto il dovuto.

Inspirazione, espirazione, un passo dopo 
l’altro, incombenze,

ma senza un pensiero che andasse più in là

dell’uscire di casa e del tornarmene a casa.
Il mondo avrebbe potuto essere preso per un mondo folle,
e io l’ho preso solo per uso ordinario.

Nessun come e perché
-
e da dove è saltato fuori uno così
-
e a che gli servono tanti dettagli in movimento.

Ero come un chiodo piantato troppo in superficie nel muro

oppure (e qui un paragone che mi è mancato).

Uno dopo l’altro avvenivano cambiamenti
perfino nell’ambito ristretto d’un batter d’occhio.

Su un tavolo più giovane da una mano d’un giorno più giovane
il pane di ieri era tagliato diversamente.
Le nuvole erano come non mai e la pioggia era come non mai,
poiché dopotutto cadeva con gocce diverse.
La terra girava intorno al proprio asse,

ma già in uno spazio lasciato per sempre.
È durato 24 ore buone.
1440 minuti di occasioni.
86.400 secondi in visione.

Il savoir-vivre cosmico,

benché taccia sul nostro conto,
tuttavia esige qualcosa da noi:

un po’ di attenzione, qualche frase di Pascal

e una partecipazione stupita a questo gioco
con regole ignote.

Wislawa Szymborska (2 luglio 1923 - 1 febbraio 2012)


(da Due punti, in La gioia di scrivere. Tutte le poesie (1945-2009), Adelphi 2009. Trad. Pietro Marchesani)

super_natural


auguro ai due: di usare al meglio i loro poteri super-naturali, una bicicletta con la quale scappare, uno zaino da riempire e tanto coraggio